La cura del campo

DSC_6409Per prima cosa si procede alla preparazione del terreno livellandolo e scassandolo (in base alla granulometria e alla permeabilità naturale del suolo), in modo poi da poter svolgere senza problemi sia l’irrigazione che la raccolta. Successivamente si passa alla concimazione di base e si pongono a dimora le piantine, affidandosi a un preciso sesto d’impianto, secondo uno schema a filari, in quadrato o a quinconce (file parallele sfalsate). La densità dell’impianto è andata aumentando con l’agricoltura moderna, tanto che con la tecnica “a sesto dinamico” si arriva ad avere 550 piante per ettaro. La densità dell’impianto, comunque, dipende sempre dalla fertilità del terreno, dal grado di meccanizzazione e, sopratutto, dalla forma degli ulivi. In passato occorrevano almeno dieci anni per arrivare alla produzione, oggi le nuove tecniche di allevamento, applicate sia in vivaio che nel nuovo oliveto, hanno ridotto il tempo a 3-4 anni. Nel nostro territorio le forme di allevamento più utilizzate sono a vaso, a vaso policonico, a globo e a monocono. L’olivo è una pianta “rustica”, che cresce e produce anche se lasciata sola a se stessa, ovviamente con produzioni non costanti e sicuramente non convenienti dal punto di vista economico. È quindi imprescindibile l’intervento dell’uomo, attraverso alcune operazioni indispensabili.

DSC_0629a) La concimazione. Con la prima lavorazione del terreno generalmente viene interrato il concime. Nel nostro caso, trattandosi di agricoltura biologica, vengono apportate sostanze organiche, e si ricorre a letamazioni periodiche. La quantità delle concimazioni dipende ovviamente dalle caratteristiche chimiche e fisiche del terreno, che devono essere attentamente valutate per evitare uno squilibrio vegetativo dell’olivo. Vi sono tre tecniche di concimazione:

  • d’impianto, eseguita prima dello scasso del terreno;
  • di allevamento, successiva all’impianto e si protrae dal 1° al 4° anno
  • di produzione, per migliorare la resistenza dell’olivo e avere una migliore resa.

DSC_3627b) L’irrigazione. Nonostante l’olivo sia una pianta molto resistente alla siccità, ha bisogno comunque di una quantità d’acqua adeguata, specialmente in terreni di poco spessore e molto magri. La pianta è particolarmente esigente nei tre momenti più importanti del ciclo vegetativo: la fioritura (aprile-maggio), l’accrescimento del nocciolo (metà luglio-metà agosto), e l’accrescimento delle drupe (agosto-settembre). Una buona irrigazione aumenta di circa il 30% la produzione rispetto ad una coltura all’asciutto, migliora la quantità e la qualità del prodotto e, assieme ad una buona potatura e concimazione, diminuisce l’alternanza della produzione. Le tecniche utilizzate in olivicoltura sono a solchi e conche, a pioggia e per microirrigazione. Quest’ultima è attualmente la più usata, non solo perché la più economica ma sopratutto perché consente di limitare la crescita di erbe infestanti e permette di distribuire i fertilizzanti. Vi sono diversi sistemi di microirrigazione: l’impianto a goccia, l’impianto a zampillo, l’impianto a spruzzo e l’impianto a micro-jet dinamico. L’impianto a goccia è attualmente il metodo di irrigazione più diffuso.

DSC_4101c) Trattamenti antiparassitari. Il controllo attento dello stato sanitario della coltura permette di intervenire solo quando lo sviluppo del parassita è particolarmente virulento. Oggi si attua la cosiddetta “lotta integrata e guidata”, che permette di limitare al massimo l’uso di fitofarmaci, e consente i rispettare l’ambiente e limitare la spesa. La lotta integrata per alcune tecniche necessita di adeguati servizi di assistenza, ma nelle forme più semplici può essere effettuata anche dai singoli olivicoltori.

Si basa su:

  • Rilevamento degli insetti nocivi nei periodi critici e utilizzazione di metodi di controllo razionali
  • Preferendo metodi di lotta colturali, biologici e biotecnici quando sono compatibili con l’economicità della coltura
  • Individuazioni dei periodi ottimali per gli interventi di lotta
  • Scelta dei fitofarmaci non solo sulla base del costo ma soprattutto in considerazione delle caratteristiche tossicologiche e della selettività nei confronti degli insetti utili

DSC_6436Il parassita più temuto è la mosca olearia (dacus oleae). In Sardegna la mosca olearia raggiunge lo stadio adulto durante tutto l’anno, con due periodi di massima densità nei mesi di aprile-maggio e settembre-novembre, ovvero quando le olive restano sulle piante a fine inverno e nei nuovi frutti dell’annata. Sono tre i danni principali della mosca olearia: la perdita di raccolta per la caduta precoce delle olive (quando vengono attaccate fra settembre e novembre), la diminuzione della resa dell’olio e il peggioramento della qualità dell’olio. La perdita del raccolto dipende non solo dall’intensità dell’attacco, ma anche dalla sua precocità e dalla tecnica di raccolta. La larva della mosca olearia può divorare da un quinto a un decimo della polpa delle olive, con una ovvia diminuzione della resa dell’olio. Ma il danno maggiore è il peggioramento qualitativo dell’olio che risulta con maggiore acidità e un maggior numero di perossidi che ne riducono la conservabilità.

DSC_4156Per combatte la mosca olearia sono stati sperimentati, già dalla fine del secolo scorso, diversi metodi di lotta, alcuni dei quali sono stati poi abbandonati. Attualmente si impiegano sistemi di lotta biotecnica ( con trappole di vetroresina invischiate, oppure trappole in truciolare impregnate di insetticida), o di lotta chimica (irrorando insetticidi su tutta la pianta con funzione curativa, oppure in maniera localizzata e mescolati a esche proteiche con funzione preventiva). Vi è un’altra malattia, importante quanto la mosca olearia, ed è l’Occhio di pavone. Responsabile è un fungo microscopico che danneggia le foglie, e si diffonde facilmente dalle foglie infette a quelle sane, soprattutto in presenza di umidità, vento e clima mite. Se viene sottovalutata, la malattia può portare alla completa defogliazione della pianta. In caso di ambienti umidi o cultivar sensibili, come la Bosana, è opportuno ricorrere ad almeno un trattamento chimico all’anno, da effettuarsi nel periodo del risveglio vegetativo, ovvero tra febbraio e marzo.

L’infezione si manifesta sulla parte superiore delle foglie dove compaiono macchie rotonde scure che si espandono formando degli anelli concentrici simili, appunto, a quelli della coda di pavone, da cui deriva il nome della malattia. Un altro parassita è la tignola (prays oleae). La tignola dell’olivo compie tre generazioni, una sui fiori, una sui frutti e una sulle foglie, riposa di giorno sotto le foglie e inizia la sua attività al calar della sera. Le larve di tignola penetrano nell’olivina, e si addentrano nel nocciolo, deteriorando i tessuti che collegano il frutto al peduncolo tanto da provocarne il disseccamento e la caduta delle olivine (cascola estiva), determinandone la morte. Altri parassiti dell’olivo sono la cocciniglia nera dell’olivo (saissetia oleae), il pidocchio nero dell’olivo (liothripis oleae), il cotonello dell’olivo (euphyllura olivina), la cocciniglia grigia (parlatoria oleae), la margaronia (palpita unionalis) e il fleotribo (phloeotribus scarabaeoides).

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d) La potatura. La potatura ha lo scopo di formare olivi altamente produttivi attraverso la crescita di chiome razionali che favoriscano l’efficienza fotosintetica. La chioma deve intrappolare la luce in modo da creare un giusto equilibrio fra la fase vegetativa e quella riproduttiva, affinché i carboidrati prodotti siano destinati nella giusta proporzione allo sviluppo dei germogli, alla formazione dei fiori e alla produzione di frutti.

Gli obbiettivi principali della potatura in olivicoltura sono:

  • formare e mantenere la struttura scheletrica della pianta
  • favorire un’entrata precoce in produzione
  • ottenere una produzione di elevata quantità e qualità
  • rinnovare i rami a frutto
  • ringiovanire le chiome di alberi vecchi o trascurati
  • migliorare l’irradiazione luminosa
  • consentire un equilibrio ottimale fra attività vegetativa e produttiva

DSC_0634I principi generali della potatura sono:

  • tagliare i rami senza lasciare monconi
  • la superficie del taglio deve essere obliqua per favorire l’allontanamento dell’acqua
  • devono essere eliminati i rami che si sovrappongono, si intersecano e si ombreggiano a vicenda
  • bisogna eliminare polloni e succhioni, tranne quando servono per sostituire tronco e branche
  • tagliare il legno secco e danneggiato
  • eliminare i rami di due anni che hanno già prodotto (l’olivo produce su rami di un anno sviluppatisi l’anno precedente).

Nel nostro territorio la potatura di produzione (o di mantenimento), che serve per sostituire i rami fruttiferi, conservare la forma di allevamento prescelta ed equilibrare la produzione, di effettua da gennaio sino a marzo-aprile.